Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte
presidente@pec.governo.it
Al Ministro della Salute
Roberto Speranza
gab@postacert.sanita.it,
Al Ministro dell’Agricoltura
Teresa Bellanova
ministro@pec.politicheagricole.gov.it,
Al Ministro dello sviluppo economico
Stefano Patuanelli
urp@pec.mise.gov.it
Al Presidente della commissione Agricoltura
Filippo Gallinella
gallinella_f@camera.it
e p.c
Ai Presidenti delle Regioni.
Da: Associazione Nazionale Tartufai Italiani
oggetto: Richiesta urgente di chiarimenti e audizione in via telematica sull’attività della cerca del tartufo.
Il DPCM 26 aprile prevede a partire dal 4 maggio spostamenti per svolgere attività motorie, passeggiate nelle ville e nei parchi comunali ma non a livello regionale o interregionale .
Questo punto ha messo in subbuglio tutto il mondo del tartufo dando delle interpretazioni da parte di associazioni di Tartufai, istituzioni e tavoli di filiera regionali.
Siamo a conoscenza di delibere regionali che hanno chiesto anche il nostro parere al riguardo, ma che interpretano ed aprono alla ricerca del tartufo nella propria Provincia o nella propria Regione mentre altre che chiedono ulteriori chiarimenti su questa attività dal nostro punto di vista innocua per quanto riguarda possibili controindicazioni epidemiologici.
Nonostante lo sforzo di più associazioni abbiamo chiesto chiarimenti ma tutt’oggi nulla dal punto di vista istituzionale è stato chiarito, rendendo interpretabile il dpcm 30 aprile e quindi risultano multati diversi hobbisti in assenza di chiarimenti a seconda delle autorità di controllo che si incontrano..
Vorremmo fare alcune precisazioni sulla nostra attività millenaria riconosciuta in tutto il mondo e su cui si è creata una solidità economica anche per le famiglie che esercitano questo hobby.
In Italia i tartufai sono circa 250.000 con una presenza variegata su tutto il territorio nazionale, di questi solo 163 sono possessori di partita IVA codice ATECO 02.30 che possono anche se non ancora definiti i confini esercitare questo lavoro dal dpcm 11 aprile.
Mentre la stragrande maggioranza percependo guadagni inferiori ovvero nella soglia dei 7000 euro dalla vendita occasionale del tartufo paga 100 euro come importo dell’imposta sostitutiva attraverso modulo F24 – codice ATECO 1853 che li equipara ai professionisti solo in misura minore di reddito.
Infine esiste anche un’altra parte di tartufai che effettuano la cerca del tartufo per autoconsumo e non effettua il pagamento di alcuna imposta ma deve esclusivamente essere in regola con il pagamento del tesserino che lo abilita a tale attività.
La cerca del tartufo si fa nei boschi, nei pressi dei corsi d’acqua e nelle valli, grazie all’ausilio dei propri cani, ai quali il tartufaio è particolarmente affezionato, è un’attività che non prevede la possibilità di essere svolta in gruppo essendo il tartufaio particolarmente geloso delle proprie zone di ricerca, scoperte a volte per caso nelle lunghe passeggiate che lo legano ai propri cani.
Ci sono delle regole non scritte in questa attività, la prima che quando in una zona di ricerca si incontra un altro tartufaio si aspetta che il primo finisca la propria ricerca per poterci andare, oppure ci si sposta in un’altra pastura essendo fortunatamente i boschi vasti.
Le regole del distanziamento previste dai DPCM sono più che applicate e rispettate da millenni e il contatto con boschi e valli non rende assolutamente pericolosa dal punto di vista epidemiologico questa attività che si svolge in solitaria.
Un’altra delle regole della cerca del tartufo è il calendario di raccolta che viene rigorosamente rispettato dai tartufai onesti, anche se fenomeni di bracconaggio vengono segnalati ogni anno a causa dell’introduzione di tartufo proveniente da altri paesi fuori dai calendari di ricerca e quindi nei momenti di ferma della raccolta in Italia o in alcune regione di Italia, ed è uno dei motivi per cui come associazione nazionale tartufai italiani chiediamo di avere un calendario unico e di vietare la vendita ed il commercio di tartufi a calendario chiuso, pur sapendo che la maturazione varia da Regione a Regione, sarebbe una misura da attuare a contrasto del bracconaggio e all’importazione di tartufo anche se ciò renderebbe insoddisfazione in alcuni tartufai soprattutto in centro e sud d’Italia e che squalifica e deprezza il nostro eccellente tartufo italiano.
Tenere chiusa o limitare la ricerca di questa attività come sta già avvenendo, potrebbe compromettere tutta la filiera del tartufo a partire dall’industria di trasformazione, del turismo, ma potrebbe pesare sulle economie famigliari già rese fragili dal covid 19 e potrebbe scatenare in persone disoneste un inaccettabile bracconaggio che comporterebbe con la zappatura senza cane delle tartufaie la perdite delle stesse.
Infine, il tartufaio è nomade ovvero spesso non trova i tartufi nel proprio comune, provincia o regione perché non tutti i tartufi nascono in una provincia o maturano contemporaneamente e quindi la sua attività viene svolta a livello interregionale viste le distanze minime che ci sono nelle regioni confinanti nel nostro paese Italia e quindi si chiede una volta chiarito il dpcm di poter uscire dal proprio comune e svolgere questa attività nella fase 2 anche nelle propria regione e nelle regioni confinanti o limitrofe.
Sicuri di un Vostro intervento di modifica e di chiarimento, rivolto a questa eccellenza tutta Italiana, anche se il nostro mercato è ogni anno minacciato dall’importazione di prodotti esteri rimaniamo in attesa di risposta scritta o di una audizione urgente anche in via Telematica, dove poter esprimere le nostre posizioni e trovare una soluzione condivisa e certa.
Riccardo Germani
Presidente
Associazione Nazionale Tartufai Italiani